Non solo pittura e cinema nella lunga carriera di Malisa Longo ma anche letteratura. Da ricordare il romanzo d’esordio, nel 2001: Così come sono (con prefazione di Tinto Brass), a seguire il libro di poesie Il cantico del corpo; il libro/interviste, finalista al Premio Minori Costa d’Amalfi: Aggiungi un seggio al tavola. Politica e curiosità culinarie; e poi ancora il romanzo Vita di Elisa (Mondadori), e il libro di poesie Appunti dell’anima (Lieto Colle Editore). Di quest’ultima produzione Enzo Di Micco dice: “Con un linguaggio poetico pulito, chiaro, cristallino e alla portata di tutti e con dolcezza ed intensità l’autrice trasporta il lettore in un sentimento fatto di struggente passione
coinvolgendolo in una tale comunicativa dove il tutto e il niente diventa un mix di emozioni interne al proprio animo”.

Fa invece parte de Il cantico del corpo la poesia Labbra che, abbinata all’omonima tela, ha fatto vincere a Malisa Longo la seconda edizione della mostra-concorso Quadri in rima alla Tornatora Art Gallery.

Si tratta di un volume, preciso e raffinato, definito dalla giornalista Alessandra Bianco una bibbia della complessa mappa umana. “Poche pagine, solo 15 – continua la Bianco – per un fascicoletto che racchiude in sé l’essenza descrittiva della poesia del corpo, non solo visto nella sua interezza, ma analizzato in tutte le sue parti ognuna in grado di raccontare una storia, una favola, una realtà. Raffinato, pignolo, e leggero insieme, Il cantico del corpo si lascia andare a 6 brevi racconti poetici in grado di racchiudere come in uno scrigno prezioso mirabili imprese, situazioni comuni e originali che coinvolgono il nostro essere e si estrinsecano attraverso la bellezza di un corpo. Vecchio, giovane, di mezza età. Comunque magico e affascinate. Piedi, mani, sesso, seni, labbra, occhi si leggono, si confondono e si assemblano come tessere di un mosaico prestigioso. Indipendenti eppur così indispensabili tra loro, ogni singolo tassello umano viene con originale e raffinata dovizia di particolari analizzato, poeticizzato, come se l’autrice non semplicemente scrivesse rapita dai sensi e dalle forme, ma contemporaneamente ne plasmasse i contorni come in una scultura d’argilla”.

E così le Labbra raccontate da Malisa sono tremanti, sofferte, insicure, facili come prede. La Longo, però, non si abbandona solo ai “sensi” letterari, disegnando con le rime le proprietà semantiche delle parole, ma le riscrive sulla tela, confermando, proprio con Labbra, che la pittura stessa può essere pura poesia. 

Insomma, partendo dalla materia, come uno scalpellino, Malisa Longo ha inciso nel profondo dei sentimenti, liberando quelle Labbra da uno spirito ribelle troppo spesso soffocato dalla corazza dell’indifferenza, proiettandolo con sicurezza verso la speranza. Rime senza rete, dolci e amare, che ben si fondono ad una tavola pittorica densa di significati, in una contrapposizione di colori, in cui predominano il rosso e il nero. Un esercizio difficile, nel quale la pittrice si destreggia con sensibilità e padronanza, lasciando spazio alla fantasia ma anche alla durezza della realtà, che tante volte supera la fantasia. Pennellate brevi, schiette, nitide fotografie di un mondo poetico che quelle labbra racchiudono, oasi di negative rifrazioni, debolezza che l’uomo troppo spesso nasconde, incapace ormai di emozionarsi.